London life – part 1

Funding_LondonScusate il prolungato silenzio ma vivo a Londra da tre mesi e ho abbandonato i miei doveri di scrittrice, ma sono pronta a ricominciare. Questo e’ il resoconto di cio’ che mi e’ accaduto appena emigrata in terra straniera.

london housePrima settimana, arrivo nella mia casetta a Leyton, e’ sovrapopolata di francesi, sporca e in disordine, ma mi piace. La mia compagna di stanza non e’ in grado di comunicare in inglese quindi non ci diciamo molto e quel poco usiamo i gesti e il traduttore di Google. E’ strana, parla nel sonno e tiene un mucchio di biscotti e cioccolata nascosti dietro al letto (le si e’ sciolto tutto)…

Il primo mattino a Londra mi sveglio presto e vado a iscrivermi all’agenzia del lavoro. E’ martedi e scopro chel nei due giorni successivi ci sara’ lo sciopero dell’Underground e quindi staro’ bloccata a casa, indi per cui chiedo di iniziare i colloqui di lavoro venerdi. Approfitto del pomeriggio per turisteggiare tra Oxford Street e Soho e per fare shopping da Primark (e’ un paradiso: gigantesco e pieno di roba a prezzi bassissimi). Compro un cuscino, una coperta e non posso resistere di fronte a un paio di coulotte dei Ghostbusters che si illuminano al buio…london shopping

Il giorno successivo la mia compagna di stanza mi spiega a gesti che sta andando nel gigamegasuper centro commerciale vicino casa, a Stratford, e decido di andare con lei. Appena arriviamo riceve una telefonata da un nostro coinquilino che dice che un ladro e’ entrato dalla finestra e ha rubato i nostri laptop. Corriamo verso casa e infatti ciao ciao computer. WELCOME TO LONDON!

Salta fuori che la demente ha lasciato la finestra aperta, questo si e’ arrampicato sui bidoni della spazzatura e si e’ calato dentro, ha arraffato i due portatili poi e’ corso via. E’ arrivato l’efficientissimo CSI londinese che ha preso le impronte e le nostre testimonianze. Il giorno dopo ricevo una mail dalla polizia che dice che le impronte non hanno portato a nessun risultato e il caso e’ chiuso. Poco dopo mi arriva una chiamata dal servizio di supporto per chi ha sofferto di traumi a causa di ladri e scippatori e una donnina very concerned mi ha chiesto se necessitavo di aiuto. No grazie, io sto bene, ma potrei uccidere la cretina che vive con me e ha lasciato la finestra aperta, forse lei ha bisogno d’aiuto…

Nel week-end sono andata a comprare un portatile usato ma ha la tastiera inglese, per questo non sto usando gli accenti e la grammar nazi che e’ in me vorrebbe suicidarsi… Se non altro il giorno dell’acquisto del computer nuovo e’ stato anche il giorno in cui in un pub di Stratford ho mangiato il migliore hamburger della mia vita!london food

Intanto, prima di avere un computer nuovo, il venerdi, aspetto con ansia il messaggino dell’agenzia che mi dice dove avro’ il primo colloquio di lavoro. Bzzzz del telefono: devo andare in un caffe’ a Pimlico per una job interview e poi la sera devo fare una prova come cameriera in un ristornante a High Barnet, cioe’ ho pochissimo tempo per andare dal sud al nord di Londra. Il manager del cafe’ sta seduto a un tavolino ma dice a me e alle altre cinque ragazze che non ha voglia adesso e di tornare fra un paio d’ore. Non ho soldi quindi le passo a congelarmi fuori. Sono disperata perche’ non trovo la via di sto cavolo di ristorante in cui devo andare successivamente e che sta nella fottuta culandia. Mi prendo l’influenza del secolo (ho passato il week-end a ingollare pastiglie di paracetamolo come fossero TicTac, ma almeno costano molto meno che in Italia (29 pence!!! Bazza!!! W Boots!!)

Finalmente sto manager si decide a farmi il colloquio e mi chiede da quanto tempo sono a Londra. Gli rispondo che sono arrivata cinque giorni prima e mi liquida dicendo che vuole qualcuno che sia qua da piu’ tempo. Bestemmie.

Corro verso il ristorante. Due simpatiche vecchiette mi danno indicazioni e arrivo in tempo. Il proprietario, la cameriera e i cuochi sono italiani e abbiamo avuto sei coperti in tutta la sera, quindi e’ stato facile. Torno a casa distrutta e ammalata e mi devo sorbire tutta notte la tipa che parla in francese nel sonno, ride, piange e mi inquieta parecchio…

Armata di Oyster Card e di fazzolettini enormi king-size che in Italia non esistono, ma sono una figata, il lunedi vado a un altro colloquio in un Cafe’ di Belsize Park, due fermate dopo Camden Town, sulla Northern Line. Sono orgogliosa di me perche’ ancora non mi sono mai persa.

Entro e chiedo di parlare col manager. Il cameriere dice che il capo non c’e’ ma che devo tornare  l’indomani alle sette del mattino per fare una prova. Vado da Primark a comprarmi le scarpe nere per lavorare e finisco col fare shopping dissennato. Ora ho un bellissimo pigiama di peluche fuxia e nero con sopra Animal il Muppet. Gli inglesi non conoscono la parola “peluche” e la cosa mi lascia perplessa… “Furry e’ comunque una parola graziosa…

Il giorno dopo levataccia alle 5.30 del mattino. Vado al Cafe’ e il manager mi dice che sono la prima delle dieci ragazze che manda l’agenzia che sa parlare inglese e quindi il lavoro e’ mio. Gioia e giubilo, finalmente sembra che la sfiga iniziale se ne sia andata! Ho poi scoperto che un altro motivo per cui ho ottenuto il lavoro e’ che il cameriere a cui ho lasciato il curriculum lunedi (sposato e con un figlio di nove mesi) ha avuto un colpo di fulmine quando mi ha vista entrare e ha raccomandato al capo di prendere me. Ora imbarazzo totale perche’ ogni volta che siamo soli mi dice che vuole uscire con me, che gli piaccio tanto, che quando abbiamo il giorno libero gli manco e che se ho mal di schiena per le ore di lavoro in piedi lui e’ bravissimo a fare i massaggi. Awkward and creepy… WHAT THE FUCK????

This is just the beginning of my adventures… Stay tuned for the next episode!

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Gioco coi significati del mondo per passione... e magari anche per professione!
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6 risposte a London life – part 1

  1. elenuccia ha detto:

    Fascino latino cara mia! Noi italiane semo mejo delle inglesi! 😉

  2. newwhitebear ha detto:

    Ben tornata tra noi! Bel reseconto della tua seconda vita! Ti ho visto sparire senza un cenno…
    Ciao e a presto.

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